sabato 16 febbraio 2013

L’Agenzia delle Entrate «rassicura» i contribuenti sul redditometro

Nell’attesa dell’annunciata circolare, nei giorni scorsi sono circolate alcune indiscrezioni in base alle quali l’Agenzia delle Entrate avrebbe intenzione di effettuare una parziale inversione di rotta rispetto a quanto era emerso da una prima lettura del decreto del 24 dicembre 2012, attuativo del “nuovo” redditometro. Il punto dolente concerne le spese medie ISTAT, che riguardano varie voci di spesa, che il contribuente, del tutto legittimamente, ben può non aver sostenuto. Riepiloghiamo brevemente i termini della questione.Mediante il “nuovo” accertamento sintetico, l’intero reddito delle persone fisiche viene determinato sulla base:- delle spese sostenute dai contribuenti in base ai dati che risultano dall’Anagrafe tributaria;- degli investimenti patrimoniali come l’acquisto di auto, immobili o azioni;- delle spese medie Istat imputate in base alla zona geografica di residenza del contribuente e del suo nucleo familiare.È chiaro che sulle spese che risultano dalle banche dati del Fisco, salvo la presenza di errori materiali, c’è poco da dire: se un contribuente ha speso 60.000 euro per un viaggio di un mese con l’intera famiglia (composta magari da 5 persone) ai Caraibi, dovrà dimostrare in che modo ha reperito le risorse finanziarie a tal fine, ove ci sia una discordanza con la dichiarazione dei redditi.Per gli investimenti patrimoniali, il decreto dice che verranno vagliati per intero nell’anno del sostenimento al netto, però, dei disinvestimenti dei quattro anni precedenti e del mutuo ottenuto: in sostanza, se nell’anno X ho ceduto un immobile per 100.000 euro e nell’anno x+1 ho acquistato senza mutuo un altro immobile per 200.000 euro, 100.000 euro saranno imputati quale maggior reddito nell’anno x+1, stando a me dimostrare che il denaro utile mi è stato elargito da familiari, o che è frutto dei risparmi accantonati nei pregressi anni.L’Agenzia delle Entrate ha affermato, sempre secondo le predette indiscrezioni, che ci sarà un “ritorno al passato”, e che la spesa sarà quindi imputata per quinti in cinque anni. Allora, se non verrà modificato il decreto dello scorso dicembre, rimane fermo che verranno defalcati i disinvestimenti, e nell’anno x+1 mi sarà imputato un reddito di 20.000 euro (un quinto di 100.000). Se così fosse, non si può che esprimere una valutazione positiva, ma è bene attendere futuri sviluppi, posto che sarebbe forse un po’ eccessivo per un chiarimento contenuto in una circolare.Passiamo ora al vero nodo della questione: le spese medie Istat, che tanto hanno preoccupato i contribuenti italiani, magari a dismisura, a causa di critiche che, forse, sono state troppo aspre.È bene sgomberare il campo da un possibile equivoco: non può essere affermato, come sembra emergere dalle indiscrezioni citate, che le spese medie ISTAT non entreranno nel redditometro, posto che se così fosse il decreto sarebbe in sostanza da rivedere completamente, e ciò non può che provenire da un ulteriore intervento normativo, e non da una circolare dell’Agenzia delle Entrate.Le spese medie Istat, a quanto pare, “entreranno” in gioco solo nel contraddittorio. Occorre ricordare che il contraddittorio è antecedente all’avviso di accertamento, e che è imposto dall’art. 38 del DPR 600/73, successivo alle modifiche del DL 78/2010.Quindi, volendo essere critici, per forza di cose le spese medie Istat “entreranno in gioco” nel contraddittorio: in detta sede, ci si incontrerà con il funzionario dell’Agenzia delle Entrate proprio per vagliare l’attendibilità della ricostruzione sintetica del reddito. Volendo, invece, essere meno critici, e questa è la nostra intenzione, si potrebbe asserire che solo nel contraddittorio il Fisco sarà in grado di appurare quali spese medie Istat possano, con sufficiente ragionevolezza, essere imputate al contribuente, e allora si confermerebbe quanto sostenuto varie volte sulle pagine di Eutekne.info.In altri termini, è indispensabile l’imputazione “calibrata” e non automatica delle spese per vestiario e per alimenti (si ribadisce che a una persona anziana di 90 anni che non ha mai acquistato un vestito negli ultimi 10 anni non possa in pratica essere attribuito alcunché, mentre a conclusioni diverse si dovrà pervenire per un pensionato magari di 60 anni, che mostra un certo interesse per l’abbigliamento).Come farà il Fisco a “calibrare” le spese da imputare a ciascun contribuente, ovvero a decidere quali e quante spese imputare? Non è possibile dirlo a priori, sta al buon senso del funzionario. Una cosa è chiara: l’imputazione dei dati Istat mai potrà essere automatica e mai potrà essere una presunzione legale relativa, quindi “contraddittorio” dovrà essere sinonimo di confronto costruttivo tra le parti, e non di un di colloquio con funzionari che, avendo davanti il decreto, cercheranno di imputare tutte le spese che possono, solo per raggiungere obiettivi di cassa, sganciati dal concetto di capacità contributiva, che, è bene rammentarlo, è un principio imposto dall’art. 53 della Costituzione.

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