domenica 21 dicembre 2014

Assunzioni agevolate: gli sgravi contributivi validi dal 2015


La Legge di Stabilità introduce sgravi contributivi per i datori di lavoro privati (escluso il settore agricolo) che assumono con contratto di lavoro a tempo indeterminato nel 2015. La normativa, tuttavia, prevede la soppressione di precedenti formule di  assunzione agevolata, in particolare quelle previste dalla Legge 407/1990 per i disoccupati.Vediamo dunque nel dettaglio cosa prevede la nuova disciplina e che cosa invece cambia, anche rispetto agli incentivi previsti dalla Riforma del Lavoro Fornero (Legge 92/2012).

Assunzioni agevolate 2015

Secondo la nuova Legge di Stabilità, per assunzioni con contratto a tempo indeterminato decorrenti dal 1 gennaio 2015 e stipulate entro il 31 dicembre 2015, i datori di lavoro sono esonerati dal versamento dei contributi previdenziali INPS, fino a 36 mesi, per non oltre 8.060 euro l’anno (esclusi dall’agevolazione premi e contributi INAIL). Il beneficio si applica per nuovi assunti senza contratto stabile da almeno sei mesi. In sintesi:
  • assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori non occupati con tale contratto nei 6 mesi precedenti,
  • sgravio del 100%,
  • Premio INAIL dovuto,
  • Agevolazioni per assunzioni da gennaio e stipulate entro dicembre 2015.


Incentivi soppressi

Da gennaio 2015 sono soppresse le agevolazioni contributive della Legge 407/1990, che all’articolo 8 comma 9 prevedeva agevolazioni contributive per i datori di lavoro (imprese, enti pubblici economici, consorzi di imprese e datori iscritti agli albi professionali) che assumevano a tempo indeterminato, anche part-time, lavoratori disoccupati da almeno 24 mesi, sospesi dal lavoro o in CIG. Le agevolazioni (compresa riduzione del premio INAIL) consistevano in una riduzione dei contributi per 36 mesi, pari al 50% per tutti i datori di lavoro; 100% per imprese operanti nel Mezzogiorno e imprese artigiane. In sintesi:
  • assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori con almeno 24 mesi di disoccupazione,
  • sgravio del 50% per tutti (100% per imprese del Mezzogiorno e artigiane),
  • riduzione premio INAIL,
  • agevolazioni per assunzioni senza limiti temporali,
  • Se l’azienda ha effettuato licenziamenti per giustificato motivo oggettivo o sospensioni e intende assumere nuovo personale per pari unità, solo se sono trascorsi 6 mesi dalla cessazione dei precedenti rapporti di lavoro.

Altri sgravi 

In realtà, anche la Riforma del Lavoro Fornero (Legge 92/2012) ha introdotto una formula di assunzione agevolata per i disoccupati da almeno 12 mesi: lo sgravio contributivo si applica in questo caso per assunzioni di donne di qualsiasi età e lavoratori di oltre 50 anni. La riduzione dei contribuiti INPS  è al 50% per 36 mesi, in un arco di tempo di 12 o 18 mesi (contratto determinato o indeterminato).

Mentre finora le due opzioni per assumere disoccupati potevano accavallarsi (Legge 407 e Legge Fornero) – tanto da portare l’INPS a chiarire come fosse da applicare in questi casi quella valevole per 24 mesi, eventualmente utilizzando entrambe in alcune circostanze (Circolare 111/2013)  - con la Legge di Stabilità e la soppressione della 497 il “problema” non si pone più.

lunedì 15 dicembre 2014

Come rateizzare le cartelle Equitaliacon un click

Il rinnovato sito di Equitalia, oltre ad una rinnovata veste grafica,presenta alcune novità finalizzate a semplificare il rapporto con i contribuenti.
Infatti è ora disponibile un nuovo servizio, denominato “rateazioni online”, che consente di richiedere direttamente via web la dilazione dei debiti fino a 50.000 euro.
Con il nuovo servizio è sufficiente inserire i propri dati anagrafici, specificare l’atto esecutivo per cui si richiede la rateizzazione e compilare poi la domanda.
Equitalia invierà il piano di ammortamento con i relativi bollettini per effettuare il pagamento.
La rateazione per debiti fino a 50 mila euro viene concessa a seguito di una semplice richiesta, mentre per i debiti superiori a 50 mila euro sono necessari alcuni documenti aggiuntivi che attestino la situazione di difficoltà economica del contribuente, ma per tali fattispecie è necessario utilizzare i canali tradizionali (presentazione diretta allo sportello o a mezzo raccomandata ar).
Si rammenta che il nuovo servizio presente nel sito di Equitalia si aggiunge alleseguenti opzioni già disponibili:
– “paga online” che consente di saldare i debiti con la carta di credito;
– “estratto conto” che permette di verificare la propria situazione debitoria e le procedure in corso;
– “sospensione online” che dà la possibilità di inviare l’istanza per sospendere la riscossione e attivare la verifica su quanto richiesto dagli enti pubblici creditori;
– il “trova sportello” e i canali di contatto diretti per chiedere assistenza.
Con la nuova veste grafica del sito Equitalia si prefigge di renderlo accessibile anche da tablet e smartphone.
Nel nuovo sito i servizivengono posti in primo piano e suddivisi per profili: cittadini, imprese, ordini/associazioni ed enti pubblici creditori.
In ciascun profilo si trovano i servizi più usati, le informazioni correlate e la principale normativa sulla riscossione.
L’area Cittadini è stata realizzata con testi più semplici, nuove guide facili, infografiche e canali di contatto sempre accessibili.
Nell’area Imprese le informazioni si riferiscono agli aspetti più rilevanti per gli imprenditori con approfondimenti su compensazioni e rimborsi in conto fiscale.

sabato 13 dicembre 2014

IMU E TASI SCADENZA DEL 16 DICEMBRE 2014

La Tasi è la Tassa sui servizi indivisibili, l’imposta comunale istituita dalla legge di Stabilità che rappresenta il vero dilemma del 16 ottobre. Si stima che coinvolgerà 15 milioni di italiani, tra proprietari e inquilini. E sta mandando in crisi molti contribuenti, alle prese con aliquote e calcoli estremamente complessi.

La Tasi si applica a tutti gli immobili situati sul territorio nazionale, incluse le prime e seconde case, gli uffici, i negozi, i capannoni, le pertinenze, e con l’unica eccezione dei terreni agricoli. Deve essere pagata da proprietari e inquilini, in diversa misura.

La scadenza non è arbitraria, ma dipende dalle tempistiche con cui i Comuni hanno deliberato le aliquote applicate agli immobili sul territorio di riferimento. Ci sono anche dei Comuni, circa 600, che non hanno emesso per tempo la delibera, costringendo i cittadini a pagare la tassa in un’unica soluzione entro il 16 di dicembre: in tal caso si applicherà l’aliquota di base dell’1 per mille. L’elenco delle delibere dei Comuni, con relative date e scadenze, è consultabile al sito del ministero delle Finanze.

Uno dei problemi principali della Tasi sta nel fatto che ciascun contribuente deve calcolarla per conto proprio: non saranno le amministrazioni locali a comunicare l’importo dovuto. E il procedimento per arrivare al totale è abbastanza complesso. La metodologia è questa: la rendita catastale dell’immobile deve essere rivalutata del 5% e moltiplicata per un coefficiente pari a 160 per case e abitazioni, a 80 per gli uffici, a 55 per i negozi, a 65 per gli immobili strutturali. Il risultato va quindi moltiplicato per le aliquote stabilite dai singoli Comuni italiani; al totale vanno sottratte eventuali detrazioni. Gli inquilini dovranno pagare una quota della Tasi compresa tra il 10 e il 30%, come stabilito dalle amministrazioni comunali. Insomma, forse per andare sul sicuro è meglio rivolgersi a un Caf (Centro di Assistenza Fiscale).

Per quanto riguarda l’Imu, il punto di partenza è la rendita catastale dell’immobile. Il dato può essere reperito dal rogito catastale o dalla dichiarazione dei redditi, e indica in pratica quanto renderebbe teoricamente l’immobile se fosse dato in affitto. Il valore va poi rivalutato del 5% e moltiplicato per un coefficiente fisso pari a 160(aumentato del 60% rispetto al coefficiente della vecchia Ici). Supponiamo ad esempio che la rendita catastale di un immobile sia pari a 1.000 euro. La rivalutazione è quindi di 1.000 euro più il 5% di 1.000 euro (vale a dire, 50 euro): fanno 1.050 euro in tutto. Moltiplicando per 160, il risultato finale è pari a 168mila euro.

Niente panico, ovviamente non è questo il valore dell’Imu. C’è un passaggio successivo da effettuare. L’importo ottenuto, infatti, è quello sul quale si applica l’aliquota fissata dal decreto Salva Italia e modificata dai singoli comuni. L’aliquota di base è dello 0,4% (il 4 per mille) per l’abitazione principale (quella in cui ogni cittadino ha la propria residenza fiscale e in cui dimora abitualmente) e dello 0,76% per la seconda casa. Le amministrazioni comunali possono modificare queste percentuali a livello locale, alzandole o abbassandole dello 0,2% (per le abitazioni principali) e dello 0,3% (per le seconde case). Poichè lo Stato si riserva la metà del gettito derivante dall’Imu, e vista la necessità dei Comuni di raggranellare risorse, è facile prevedere che la maggior parte degli enti locali si terrà comunque su valori di aliquota vicini ai massimi. Nell’esempio, quindi, un’aliquota dello 0,4% su 168mila euro (per una rendita catastale di 1.000 euro) implica un eborso di 672 euro. C’è però la possibilità di detrarre 200 euro sulla prima casa (il totale dell’esempio scenderebbe così a 472 euro) e altri 50 euro per ogni figlio. Per pagare è possibile utilizzare il modello F24, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, effettuando il versamento tramite la propria banca (anche via home banking) o tramite intermediari abilitati come i Centri di assistenza fiscali (Caf) dislocati sul territorio.